Ecco una delle tante versioni della leggenda d'inverno che abbiamo letto a casa.
Era un inverno molto, molto freddo. Il mese di Gennaio, quell’anno, si era messo davvero d’impegno per tener fede alla sua fama di mese gelido e ventoso. La neve era alta, ed uno strato di ghiaccio ricopriva le fontane, i ruscelli, i laghetti...per la gioia dei bambini, che potevano divertirsi a pattinare, slittare, scivolare su quelle superfici a specchio che riflettevano i raggi di un pallido sole.
Perfino il fuoco, acceso in ogni piccola e grande casa del paese, sembrava non scaldare abbastanza; nelle camere e nelle soffitte, qualche volta, al mattino si scopriva che il gelo della notte aveva perfino fatto ghiacciare l’acqua nei secchi e nei lavandini.
La gente camminava intirizzita, usciva il meno possibile, cercava di impegnarsi nei lavori più faticosi anche per scaldarsi un po’. I più fortunati potevano permettersi, nelle sere buie, di condividere un sorso di Glühwein con la famiglia o con gli amici, nel tepore della casa. "Finirà, anche questo Gennaio..." dicevano tutti, ed aspettavano con ansia il mese di Febbraio: certo, l’inverno non sarebbe finito subito, ma sarebbe diventato più mite, meno pungente, e tutti avrebbero cominciato a sentire l’avvicinarsi della primavera.
Non solo gli uomini, ma anche gli animali stavano passando giorni difficili, con tutto quel freddo e quel ghiaccio. Era un problema procurarsi il cibo, ripararsi dal vento, trovare un poco di sollievo...si sa, gli animali non sono in grado di accendere fuochi, e non sono capaci di fare il Glühwein!
Una merla, irrequieta e dispettosa per carattere, si sentiva particolarmente agitata e non vedeva l’ora che il freddo finisse...imprecando contro il mese di Gennaio, decise un bel giorno di andarlo a trovare, di dirgli tutto quello che pensava di lui e di prenderlo un po’ in giro perché ormai stava per finire. A quei tempi, infatti, Gennaio era il mese più corto dell’anno ed aveva solo ventotto giorni.
Volando, volando, riuscì a raggiungere l’alta montagna dove abitava quel mese così poco gentile. Qui giunta, la merla (che aveva un bel piumaggio nero lucido ed un becco giallo molto brillante, come il suo compagno) cominciò a sfottere il mese di Gennaio: "Ci hai fatto soffrire, con il tuo ghiaccio ed il tuo vento, eh? Ti sei divertito? Ci hai fatto tremare di freddo e patire la fame per tutti questi giorni, ma oggi è il 28, è l’ultimo giorno! Hai finito di perseguitarci, per quest’anno, adesso arriva Febbraio e potremo respirare....alla fine, te ne devi andare anche tu!"
Il mese di Gennaio, offeso e contrariato, sembrò non interessarsi più di tanto ai discorsi di quell’uccello fastidioso, non rispose subito, ma aspettò con calma che la merla si sfogasse e, alla fine, l’ammonì: "Stai attenta, perché non è detta l’ultima parola!". Sicura del fatto suo, la merla non ci badò e spiccò il volo per tornare al suo paese ed aspettare l’arrivo del mite Febbraio.
Ma Gennaio non si diede per vinto: irritato dal comportamento della merla, andò subito a trovare il suo vicino di casa, Febbraio, e tanto disse e tanto fece da convincerlo a regalargli tre giorni: quelli che sarebbero stati i primi tre giorni di Febbraio diventarono gli ultimi di Gennaio. Per dispetto a chi si era preso gioco di lui, Gennaio durante quei tre giorni ce la mise tutta per vendicarsi. Il freddo fu talmente intenso che perfino il fiato si ghiacciava nell’aria. La merla, pentita della sua presunzione, non poté fare altro che cercare un po’ di sollievo vicino ad un camino fumante. Passò tutti i tre giorni vicino a quel camino e riuscì a difendersi dal freddo; prese però tanto di quel fumo che, dopo quei tre giorni, tutte le sue piume e perfino il suo becco erano diventati grigi, e non tornarono mai più come prima.
Per questo, da allora in poi, il mese di Febbraio è diventato il più corto dell’anno, la merla è di color grigio fumo (mentre il merlo è sempre nero con il becco giallo) e gli ultimi tre giorni di Gennaio, i più freddi di tutto l’inverno, sono chiamati "i giorni della merla".
Adesso quando guardiamo i merli che arrivano fin sotto la nostra finestra, pensiamo a questa storiella.
Intanto, dopo una breve sosta al parco all'uscita da scuola, i pomeriggi passano a casa al caldo, con tisana roibos e biscotti alla zucca.
Oggi, con un giorno di ritardo, abbiamo festeggiato la candelora (qui l'anno scorso e qui l'anno prima) preparando dei porta candele con tanti vasetti di yougurt messi da parte.
L'idea non è nostra, l'abbiamo presa qui.
Forse, forse, visto il tempo e il proverbio, quest'anno abbiamo la speranza di avere la primavera più vicina!
Ciao Michela,
RispondiEliminabella la storia. L'altra sera, a cena, ho raccontato un'altra storia dei giorni della merla. Una della tante tramandate e l'ho recuperata da un sito dove una mamma ha raccolto molte storie della tradizione:
http://ilmiograndecaos.blogspot.com/2012/01/merla-candelora-e-uccellini.html
Ne ho approfittato per ricordare ai bambini quanto sia importante nutrire gli uccellini in questo periodo di freddo. Effettivamente la nostra casetta degli uccellini è stata molto "abitata" ultimamente!
ciao
alessandra
che magiche quelle candele !! riconosco i vasetti, anche io li tengo da parte quando torno in Italia
RispondiElimina@ alessandra: anche qui i bimbi sono rimasti molto presi da questa storia. il gelo di questi giorni ci fa pensare alle persone senza un tetto e cerchiamo di aiutare anche noi gli uccellini che passano dal nostro giardino! spero di vederti presto ;-)
RispondiElimina@ estrellazul: non riesco proprio a buttarli quei vasetti ... ma dopo un po' ho la casa invasa! un abbraccio